Tenuta delle Terre Nere: la Vendemmia ai piedi del Vulcano 1


Chi sono Marco de Grazia, Marco Ciancio e Christian Liistro ?

Marco de Grazia è il titolare, o come scrivono alcuni giornalisti, è il Patron della Tenuta delle Terre Nere, un grande conoscitore di vini ed anche produttore.

Marco Ciancio e Christian Liistro sono due dei suoi fedelissimi collaboratori.

Mi sono imbattuta sul loro sito, perché da tempo cercavo aziende vinicole siciliane all’interno delle quali poter realizzare un reportage fotografico sul processo di produzione del vino e scoprire il sapore genuino della vendemmia. Devo dire, con onestà, che il nome mi ha attratto parecchio. “Tenuta”, mi ha fatto subito pensare alle fazendas 060brasiliane produttrici di caffè (quindi ad una struttura “corposa”)  solo che nel nostro caso lo scenario è del tutto diverso.

La risposta alla mia email non è tardata ad arrivare tant’è che nel giro di pochi giorni mi son ritrovata ad organizzare il tutto. Quindi, grazie alla collaborazione e fiducia ripostami da Renarossa e grazie alla gentilezza e disponibilità di Marco Ciancio, eccoci arrivati al giorno “X” dedicato alla vendemmia. Ma prima credo sia doveroso raccontarvi un po’ la storia sulla tenuta.

La Tenuta delle Terre Nere è il frutto di oltre trenta anni di passione e professione nel mondo dei grandi vini e si trova 029sul versante nord del vulcano Etna. I vini sono prodotti da vigneti che si trovano in quattro contrade: Guardiola, Santo Spirito, Calderara e Feudo di Mezzo. Le condizioni estremamente particolari del terreno e del clima insieme alla altitudine elevata rendono questi vini simili a quelli della Borgogna o del Barolo.

Giovedì 07 Ottobre, previsioni meteo ottime, reflex cariche e noi pronti per questa nuova avventura tutta Renarossa.

L’accoglienza è stata a dir poco eccezionale, dopo i saluti di rito ed alcune notizie sulla Tenuta, Marco Ciancio ci ha condotto in c.da Calderara e lì, quasi in punta di piedi, abbiamo iniziato a scattare. Dalle figure intere degli operai, un po’ intimiditi dalla nostra presenza, al particolare del guanto ormai sporco di terra; dallo sguardo attento nella selezione del grappolo d’uva ai sorrisi per via di qualche battuta tra “amici”.059

Non abbiamo solo fatto i fotografi ma i “turisti” perché Marco Ciancio nella sua piena disponibilità ed efficienza, ci ha fatto da “Cicerone” tra le varie contrade, spiegandoci le varie tipologie di terreno ed anche il gusto del vino che ne sarebbe venuto fuori. Un gusto quasi percettibile al palato.

Dopo la pausa pranzo, abbiamo proseguito la nostra visita, nonché il nostro reportage, all’interno dell’azienda: dai macchinari alle botti, dalla separazione degli acini dal raspo alla pulizia delle ceste. Non è mancata la degustazione e le foto di rito con le persone meravigliose che ci hanno ospitato e accompagnato in questa giornata di sole.

Nei giorni a seguire Io insieme a Eleonora, Lorenzo, Maria Grazia e Mario, con entusiasmo, abbiamo raccolto e selezionato gli scatti in vista di una serata dedicata al reportage sulla Vendemmia vedendo Marco Ciancio, quale nostro ospite, nonchè rappresentante della Tenuta delle Terre Nere, descrivere la loro attività ai soci Renarossa a cui non sono mancati i consensi positivi.

Tiziana Gatto




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Un commento su “Tenuta delle Terre Nere: la Vendemmia ai piedi del Vulcano

  • Giuseppe Privitera

    Ho partecipato alla serata dedicata al lavoro di reportage svolto dai soci di Renarossa. Dal mio personale punto di vista, il lavoro svolto dai soci è stato ampiamente accettato e promosso da tutti i presenti. E, ampio, è stato anche il consenso ricevuto dopo la visione delle immagini accompagnate da un sottofondo musicale ottimamente scelto e selezionato per l’occasione, nonché il ritmo cadenzato e sostenuto che ha dato notevole impulso allo scorrere delle immagini del diaporama.

    In sintesi si è trattato di raccontare, per immagini, una giornata dedicata alla raccolta dell’uva e la sua successiva lavorazione per l’ottenimento del vino. Il lavoro fotografico è stato svolto presso l’Azienda Tenuta delle Terre Nere. I soci interessati al progetto fotografico, con le loro immagini, hanno espresso ognuno il proprio personale “punto di vista”. In particolare suscitano interesse le inquadrature dei primi piani che riprendono alcuni lavoratori intenti alla raccolta dell’uva, e gli stessi grappoli d’uva teneramente accolti e custoditi nel palmo della mano.

    E proprio alle “mani” che si può dedicare qualche riga di commento in più, in altre parole, le mani “sono sporche, nere e appiccicose”, ma la loro visione non può che indurci a pensare in modo diverso da quella che è una realtà visiva. Sappiamo benissimo che, le mani “sporche …. “, durante la fase della raccolta dell’uva sono un segnale positivo. Le mani sono così perché è il risultato della raccolta, del lavoro sapiente che i lavoratori spendono durante la faticosa giornata e la successiva lavorazione.

    E’ un dato di fatto, una realtà, una verità visibile e impossibile da raccontare diversamente. In questo caso la fotografia racconta la verità di quella giornata. Mentre altre immagini raccontano, con un’inquadratura più ampia, il paesaggio, “magnifico” per l’occasione e pieno di colori e contrasti netti che indubbiamente hanno contribuito a rendere, ancora una volta, più veritiera la storia raccontata dai soci.

    I colori predominanti delle scene inquadrate sono: l’azzurro gradevole del cielo accompagnato da una serie di piccoli cumuli di nuvole che sparse in maniera disordinata rendevano quell’azzurro del cielo ancora più interessante, quasi un “ricamo della natura”, poi c’era il verde e il classico colore dell’uva nera ricoperta da quel sottile strato di polvere che contribuiva a renderla ancora più interessante alla vista. Ma vale anche ricordare che la storia per essere tale deve vedere anche la partecipazione dei soggetti ritratti spontaneamente e intenti al lavoro da non confondere con la “messa in posa” che andrebbe a vanificare tutti gli sforzi e i risultati preventivamente messi in atto e progettati per l’occasione.

    Non mancano poi alcune foto che raccontano anche i particolari, quali ad esempio: un ipotetico pavimento rivestito di terracotta e macchiato da qualche chicco d’uva” sbadatamente” calpestata, la visione di qualche botte vuota in attesa di essere riempita e poi, per una reazione naturale, adempiere il proprio dovere per poi partorire un buon vino frutto di sacrifici, tempo e dedizione per tutti coloro che si sono impegnati e che si impegnano ogni anno a seguire con amore queste semplici ed umili gesti che si tramandano per millenni.

    Con questo lavoro, i soci, hanno raccontato, seguendo i propri istinti e le proprie emozioni: la Vendemmia. Armati di macchina fotografica al collo e condividendo immagini ed emozioni, promuovendo un lavoro che racconta territori e persone intente a lavorare seguendo la forza delle tradizioni che ben si coniugano con le innovazioni e la moderna tecnologia per l’ottenimento del prodotto finale: il Vino.

    Questa è la risposta, a questo semplice lavoro, di documentare una storia, la quale non si è fatta attendere e che sia d’esempio per tutti affinché possa maturare la voglia, la curiosità e l’impegno di raccontare, ognuno con le proprie capacità, una storia.