Incontro con Pippo Pappalardo


”un deposito di senso e un pre-testo per discutere”

con queste parole Pippo Pappalardo, ospite presso la nostra sede, introduce quella che per lui è la definizione di Fotografia che più ama.

Il nostro amico Pippo, fotografo, critico e storico della fotografia ci porta, quasi prendendoci per mano in un viaggio unico, ammaliante come solo lui riesce, scoprendo man mano l’immaginario del seno femminile visto dai vari autori storici della fotografia.

Un viaggio che abbiamo assaporato lentamente, conquistandone ogni tappa bastione dopo bastione senza fretta, scoprendo il seno femminile partendo dall’essenzialità della sua forma, della sua bellezza, del suo essere strumento di nutrizione o di seduzione.

Tutto questo, accompagnato da fotografie di molti autori, che hanno valorizzato la tematica del seno femminile, come Giacomelli, Berengo, Scianna e molti altri, tutti possibili fornitori di testi che spiegano oggetto e soggetto, il suo contesto reale e/o immaginario e che ci conducono a una riflessione: Cosa abbiamo voluto esprimere o rappresentare quando fotografiamo un seno? Quali emozioni ci ha suscitato questa esperienza?

Vi riporto di seguito la dispensa della serata scritta dallo stesso Pippo Pappalardo:

Tra tante definizioni intorno al “cosa sia una fotografia” quella che amo di più suona, pressappoco, così: ”un deposito di senso e un pre-testo per discutere”.

E stasera il pretesto saranno le fotografie che tanti autori, taluni famosissimi, hanno realizzato intorno alla tematica del seno femminile.

Faremo anche storia della fotografia, analisi dell’immagine fotografica, ma discuteremo, anche della forma del seno femminile, della sua bellezza, del suo essere oggetto di desiderio e, ovviamente, strumento di nutrizione, del suo stare a metà strada tra l’evoluzione dell’essere umano (appunto mammifero) e il processo di emancipazione del modo di concepirlo e accettarlo, sia da parte dell’universo maschile che femminile.

Il seno, di là dei luoghi comuni (che variano tra l’ovvietà e la volgarità), è presente nella narrazione visiva del mito della crescita del genere umano, in tutto il pianeta, ed è divenuto espressione-simbolo di bellezza, abbondanza, salute e altro ancora che scopriamo sia nelle le più antiche rappresentazioni come pure nei meandri del ciberspazio.

Ma quando fotografiamo un seno cosa abbiamo voluto esprimere e rappresentare? Che cosa stava alla base dell’emozione, della sorpresa, della scoperta, della risata che abbiamo voluto immortalare?

E questa emozione fu sempre piacevole, oppure ci turbò, ci tormentò, ci mise paura; e vorrei aggiungere: ci fece crescere?

Possiamo facilmente concordare nel dire che ogni volta che costruttivamente abbiamo meditato sul seno femminile abbiamo vissuto una vicenda culturale-esistenziale; in altre parole abbiamo fatto Memoria, Incontro, Confronto, Esperienza, Scoperta, Riconoscimento.

E, stasera, di “questo” noi trattiamo.

L’instabilità, in termini culturali, dell’oggetto, inevitabilmente, ci scapperà dalla mano (è, peraltro. nella sua natura); e, altresì, mi rendo conto perfettamente che l’idea di una riflessione sul seno senza ricollegamenti con l’idea di nudo, di proibito, di voyeurismo, di pudore, di sensualità, è fuorviante e, forse, anche un tantino ipocrita.

Allora, accettiamo, serenamente e gioiosamente, queste eventualità che stanno nella natura della cosa e, contemporaneamente raccogliamone anche l’allarme igienico salutare e il richiamo religioso (che c’è, e da sempre).

Una Madonna del Gagini e Jane Mansfield, allora, non ci appariranno così lontani; e l’invisibile protuberanza di una bambina sarà compagna di strada dell’avvizzito seno della vecchietta all’ospizio; e tra una risata liberatoria e un triste, nostalgico, riflesso in un sorriso, porremo la nostra equilibrata considerazione. Non è forse il seno un organo in perfetto equilibrio?

Riprendiamoci, allora, l’equilibrio delle nostre riflessioni: e lo faremo muovendo dalle nostre ignoranze (almeno, le mie), dai nostri tabù, dalle nostre paure, dai nostri desideri, dai nostri piaceri, dai nostri timori.

Pertanto, i fotografi qui selezionati saranno solo dei “possibili” fornitori di testi che spiegheranno l’oggetto e il soggetto, il suo contesto reale e quello immaginario.

Io, che mi propongo per questa serata, sono un maschietto che chiede venia dei suoi limiti e delle sue insensibilità; chiede pure un soccorso a tutte le donne per capire di più e meglio, al di là dell’immagine e oltre l’immagine; perché tante volte guardando un seno ho finito con l’incontrare un volto, anzi il volto, dal quale non ho potuto piùi distaccarmi; specialmente quando esprimeva una richiesta di solidarietà, di accoglienza, di amicizia.

Insomma, Pippo ci ha fatto vedere la fotografia di nudo da un punto di vista insolito, con particolare attenzione alla figura del seno femminile lasciandoci riflessioni e spunti d’ispirazione.

Foto a cura di Paolo Pagliaro

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