“Comfort Women” non solo foto


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Nel corso degli anni ho visto diverse mostre fotografiche ed assistito a diverse presentazioni, effettuate in luoghi e circostanze disparate, ho fatto Km – a volte tanti – per capire le prospettive ed i punti di vista degli autori per leggere le loro storie e sentire i commenti su quello che per me resta soltanto un affascinante hobby.

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Rosario Vicino, presentando un suo piccolo e complesso lavoro fotografico è riuscito nell’intento di trasformare la routine di una normale serata sociale, nell’occasione di dibattere e parlare non soltanto di foto, fino a tarda ora.

Ero già stato avvisato da Rosario che il suo lavoro nasceva da argomentazioni forti e dolorose e che avrebbe tentato di riproporle in modo evidentemente evocativo.
Perciò con aumentata curiosità, in una piovosissima serata di questo ottobre sono andato ad ascoltare e vedere in una sala gremita ed allestita per l’occasione.

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Rosario si era avventurato in un racconto assolutamente non facile, riferire nella esasperazione dei suoi scatti B/N, la tragedia di centinaia di migliaia di donne.
Donne volontarie o prigioniere, rapimenti e costrizioni, macchine del sesso in postriboli improvvisati, per la lascivia delle truppe nipponiche durante la seconda guerra mondiale e tutto ciò avveniva col complice silenzio del governo giapponese, che avrebbe alla fine della guerra e quasi fino ai giorni nostri tentato di risarcire le infelici superstiti!

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Il racconto fotografico è crudo, mai banale o ammiccante, scorre fluido e veloce come il kimono che si slaccia alle spalle della modella.

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Posture nette, sguardi rapidi e di soppiatto taglienti come la Katana che più volte appare nell’opera;
Katana, che se da una parte si collegava all’evento bellico, dall’altra, non è difficile immaginare che sia stata rivolta contro queste povere disgraziate, anche da se stesse.

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Già quella sera ed i giorni successivi, ripensavo a quelle foto ne rammentavo le musiche gli sguardi – nella mia mente destrutturavo e ricomponevo – la drammaticità del racconto riaffiorava in tutta la sua potenza.

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Se con Salgado nello spietato rigore delle sue opere sei di fronte ad un obiettivo dichiaratamente documentativo – molto più sommessamente nel lavoro di Rosario – l’obiettivo era quello di rinviare, per il tramite delle sue foto, al titolo del suo progetto Comfort Women, obiettivo perfettamente raggiunto ed occasione di rivisitare pagine di guerra misconosciute in occidente.

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Rosario Vicino, nella presentazione di un progetto fotografico di spessore, ha coniugato l’hobby a questioni storico-culturali che il pubblico ha apprezzato e premiato con un forte applauso.

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Provando a sintetizzare il pensiero di un mio stimatissimo mentore, questo è un lavoro di sicuro impatto emozionale.

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Complimenti soprattutto a Rosario Vicino, ma menzione d’onore, da lui stesso sollecitata, andava al supporto ricevuto dalla “MuA” Marcella Rapisarda, da Mario Castania,  e dalla modella Bruna Caniglia

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