La Carte de Visite 1


cartes_de_visiteIl Workshop gratuito, intitolato “La Carte de Visite”, organizzato dall’Associazione Fotografica “Renarossa” e diretto dal socio Giuseppe Privitera si è svolto nell’arco di due fine settimana, ovvero, il 4, 5, 11 e 12 luglio 2015.

Hanno partecipato all’evento un discreto numero di soci dell’Associazione medesima, nonché una nutrita presenza anche di soggetti esterni all’Associazione.

L’intento del Ws nasce dall’esigenza di insegnare e dimostrare, a quanti hanno partecipato, quanto sia semplice organizzare set fotografici in esterno utilizzando comuni accessori e sfruttando solamente la luce solare per ottenere risultati concretamente apprezzabili sia tecnicamente sia attraverso uno studio di allestimento scenografico considerato povero, ma di sicuro impatto.carte-de-visite-set

In effetti, così è stato, anche se un po’ di titubanza ha creato la visione degli alcuni elementi, messi assieme per creare il set ivi richiamato. Ovviamente quattro lenzuola di cotone bianco datati e usurati, due balle di fieno, oggetti agricoli risalenti tra la fine dell’800 e i primi del ‘900.

Ad incoraggiare i partecipanti e porre loro una certa fiducia per la buona riuscita del Ws è stata utile la presentazione del significato “La Carte de Visite” che ha visto coinvolto il socio ivi richiamato ad una breve ma interessante introduzione dell’importanza e del significato storico che riveste tale evento.

In particolare si è fatto cenno alla nascita e sperimentazione fotografia ritrattistica degli inizi degli anni 1840. Fu quello il periodo in cui nelle grandi città si aprono attrezzati e accoglienti ateliers per ritratti. Ovviamente tali studi non erano alla portata di tutti e, all’inizio la clientela era strettamente di provenienza borghese. Poiché il collodio delle lastre fotografiche aveva bisogno di esposizione alla luce ambiente di qualche minuto per fissare l’immagine, i locali erano predisposti in modo tale da ricevere quanta più luce possibile, considerate le pareti circostanti e non solo, alcuni studi erano anche predisposti a ricevere la luce dal tetto.

Col tempo gli atelier si trasformano in vere e proprie micro industrie, ovvero:

  • sale da pose organizzate con fondali decorati e/o colorati da mani esperti e addobbi di varia natura che richiamano espressamente l’alta borghesia;
  • una moltitudine di specchi per indirizzare e dirigere opportunamente la luce solare dove era necessario illuminare il soggetto/i da ritrarre;
  • divisione del lavoro attuata con l’ausilio di operai e garzoni ognuno con precisi compiti da svolgere.

Tutta l’organizzazione ivi descritta serviva ad attirare l’interesse e la curiosità della collettività che voleva farsi fotografare.

LA SEDUTA DI POSA NELL’ATELIER

La seduta di posa segue un vero e proprio rituale nel corso del quale il cliente:

  • viene prima accolto, quindi fatto accomodare;
  • inizia così un dialogo che, poteva anche durare qualche ora tra il cliente ed il fotografo, necessario per comprendere l’aspetto psicologico, emotivo del soggetto da ritrarre;
  • il ritrattista cerca di dare un’aria di importanza al modello e a disporlo per il successivo scatto fotografico;
  • si predispone l’ambientazione utilizzando accessori e consigliando il cliente di atteggiarsi nella posa della “somiglianza morale”, rispondente cioè all’immagine di idealità borghese, in realtà obbedendo di fatto più a stereotipi iconografici o a rimandi scontati alla ritrattistica pittorica accademica.

E’ il caso di ricordare il fotografo ritrattista di origine francese André Adolphe Eugène Disdéri (1819 – 1890) che nel 1854 brevettò “La Carte de Visite”, grazie ad un meccanismo basato sulla ripresa simultanea di otto fotografie sulla medesima lastra, fatta con un apparecchio dotato di quattro obiettivi diversi. Con questa invenzione offrì a tutti la possibilità di ottenere ritratti fotografici a buon mercato. Fu così che, alcuni fotografi si organizzarono creando la camera oscura trasportabile, in altre parole, utilizzando un comune carro trainato da cavalli e/o buoi che si avventurano per le campagne circostanti alle grandi città così da consentire anche alla classe contadina di avere il piacere di condividere ricordi ed emozioni attraverso questi semplici ritratti fotografici di piccolo formato (circa 6 x 9 cm).

Il Ws in questione ha interessato chi ha partecipato, a rendersi conto personalmente e a partecipare attivamente alla sistemazione degli oggetti per una ricostruzione simile a quella che ottennero in quel tempo i fotografi che si avventurarono per le campagne.

Nel caso in specie, non ci sono atelier permanenti, pertanto ho provveduto assieme ai partecipanti alla simulazione relativa alla fase di preparazione di un set fotografico, per definizione provvisorio, utilizzando spazi idonei in esterno, davanti al quale sfila una clientela sempre più allargata, sempre più popolare.

In questo caso, il fotografo, non si attiene più, come abbiamo visto prima, ovvero, all’accoglienza e a tutto l’iter imposto per soddisfare una clientela di alta borghesia, prevale la fretta rispetto ad altri interessi. L’interesse principale è il guadagno, così la fotografia presenta caratteristiche nettamente differenti rispetto ai ritratti in studio: “i soggetti fotografati mostrano i loro corpi molto semplicemente, stagliati su sfondi uniformi e neutri, privi di riferimenti a contesto sociali o geografici e/o altro, solo qualche oggetto che il modello porta con sé e che lo caratterizza soprattutto per il lavoro e/o il mestiere che esercita”.

Così per qualche decennio sfila davanti all’obiettivo dei fotografi tutta una società che si ritrova così rappresentata, documentata e storicizzata.

Le informazioni trovate parlano anche dell’utilizzo di un banco ottico con una sola focale fissa, obiettivo Petzval con lunghezza focale fissa di 35 mm e apertura fissa a f3,5 -.

I partecipanti sono stati invitati a fissare un valore similare per la lunghezza focale richiamata, e quindi a non utilizzare lo zoom, lo stesso discorso è stato suggerito per l’apertura del diaframma e si è lasciato che la macchina calcolasse il tempo di esposizione con un valore ISO di 100.

Alla fine delle quattro giornate dedicate all’evento, sono seguite una serie di incontri e dibattiti utili a valutare il risultato ottenuto. Buona la soddisfazione di tutti i partecipanti, soci e non, per i risultati ottenuti. Di seguito gli scatti di alcuni partecipanti:

 Articolo a cura di Giuseppe Privitera


Informazioni su Renarossa Staff

Per Alessandro, Francesco, Mario e Salvo, Renarossa non è semplicemente un’associazione fotografica, è un modo diverso di vivere la passione per la fotografia incentivando lo scambio di conoscenze tra tutti i soci sia da un punto di vista tecnico che da un punto di vista artistico e culturale.

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